Introduzione
Non so se è un problema legato solo ed unicamente alla mia generazione, o se piuttosto un problema diffuso in tutta la moderna società, ma assisto sempre più spesso ad una mancanza di capacità di pensiero presente tra le persone. Una mancanza preoccupante, ad essere sinceri, in quanto preclude alla nostra Nazione, ed in generale all’umanità, l’opportunità di crescita.
Questa carenza, che prende forma principalmente in attivismo verso futilità di vario genere, compare quasi sempre accompagnata da un’altra sua simile: l’inesistenza di sguardo al proprio futuro e, conseguentemente, di obiettivi personali.
Ciò comporta una scissione evidente nel profondo della nostra civiltà: da una parte abbiamo coloro i quali rientrano nella descrizione scritta poc’anzi, che chiameremo successivamente “dormienti”; dall’altra, invece, abbiamo quella specie in via d’estinzione, gli “svegli”, che, non riuscendo ad adattarsi a questo degrado societario continuo, si buttano disperatamente, e spesso con deludenti risultati, nella ricerca di propri simili. La seconda categoria, tristemente per noi, è l’unica in grado di apportare decisivi miglioramenti alla nostra Nazione e, lentamente, si sta estinguendo in favore della prima.
Da cosa si origina il problema
Trovare le cause di tale problematica non è compito semplice, principalmente per il fatto che si è diffusa su un’area vastissima in un intervallo di tempo complessivamente molto breve. Quello che si può fare, però, è riuscire ad individuare alcuni fattori determinanti nella diffusione di queste lacune.
In primis, il nostro sistema scolastico, che spinge con forza gli studenti a focalizzarsi sugli obiettivi a breve termine, quali potrebbero ad esempio essere le verifiche o le interrogazioni, piuttosto che su quelli, molto più importanti, a lungo termine, quale dovrebbe essere la possibilità di sapere e, conseguentemente, potersi creare opportunità nella vita. Così facendo, però, gli studenti subiscono una sorta di lavaggio del cervello e, lentamente, assumono la mentalità basata sul breve termine: si ritrovano quindi privi di idee riguardo il loro futuro o di obiettivi che vogliono raggiungere. E considerando che gli studenti di oggi sono la Nazione di domani, è davvero questo il futuro che vogliamo ricevere? E’ davvero questa la mentalità che vogliamo lasciare alla nostra Nazione?
In secondo luogo abbiamo la presenza, sempre più accolta tra i giovani, di abitudini degenerative adibite alla funzione di passatempo, quali l’utilizzo di sostanze stupefacenti di vario genere, che li inducono lentamente a svalorizzare il tempo che non le coinvolga. E nonostante i continui avvertimenti da parte delle istituzioni su quanti danni possano creare tali abitudini, queste all’opposto, come se scatenate da una profonda necessità di ribellione, si diffondono a macchia d’olio coinvolgendo, tristemente, sempre più individui.
Per ultimo, anche se non per importanza, c’è da considerare la continua imposizione esterna ad adeguarsi al sistema in vigore che, in questo caso, non è niente meno che la mentalità diffusa. Quei pochi individui che riescono a sopravvivere ai primi due punti, mantenendo la propria capacità intellettuale e ponendosi degli obiettivi seri per il proprio futuro, generalmente vengono schiacciati dalla pesantezza di quest’ultimo. L’imposizione avviene da fonti diverse: possono essere gli amici, se considerabili tali, che ti guardano con disdegno non appena provi a raggiungere il tuo vero equilibrio; ma può essere anche la famiglia, che tenterà di riportarti sulla “retta via”, provando quindi ad impedirti di realizzare te stesso.
Come sopravvivere
Per quei pochi individui che rientrano nel terzo punto del paragrafo precedente, l’unica soluzione, purtroppo, è quella di circondarsi di propri simili: si sopravvive e si rimane tali solo all’interno di un ambiente favorevole. Tale ambiente, però, è parecchio complesso da costituire, in quanto le persone che andranno a farne parte integrante saranno appartenenti ad una minoranza e, di conseguenza, difficili da trovare.
Via via che si proseguirà con la propria strada di vita, e si raggiungeranno successi più o meno rilevanti, alcuni individui dell’ambiente creatosi attorno cominceranno ad attuare la stretta di mano che con grossa fatica si era cercato di evitare alla creazione dell’ambiente stesso. E bisognerà ricominciare da capo, creandosi un nuovo circolo di persone attorno, o semplicemente riducendone il numero.
Ma ricapiterà, sempre più spesso via via che passa il tempo, fino a quando, tristemente, ci si ritroverà completamente soli. E se questa può essere considerata sopravvivenza, complimenti, siete sopravvissuti.
Secondo tale logica si giunge, certo con caratteristiche individuali differenti, al problema di partenza, in quanto gli “svegli” sopravvissuti si ritrovano nuovamente soli. Il loro bagaglio di competenze e conoscenze è variato, anzi migliorato, ma la loro condizione sociale è rimasta invariata. E gli “addormentati” sono rimasti tali, salvo pochissime eccezioni che, sotto l’influenza di qualcun altro hanno iniziato il loro iter verso la solitudine.
Conclusione
In definitiva, non credo esista una soluzione effettiva nel lungo termine. Il mondo migliorerà per merito dell’impegno degli “svegli”, ma verrà sempre più abitato da “addormentati” che, nel lungo termine, elimineranno completamente la prima categoria, rendendo il miglioramento societario via via sempre più irrilevante. Osservando la situazione sul lungo termine, si arriverà al momento in cui la percentuale di “svegli” sarà talmente ridotta all’osso che questi abbandoneranno le loro intenzioni e le loro volontà, per adeguarsi alla mentalità imposta. Non sarà certo la scelta migliore, ma sarà l’unica disponibile per non soffrire.
E tutto si fermerà. Il progresso sarà materia di competenza di una piccolissima elité, mentre tutto il resto del mondo stagnerà nel putrido letame da loro stessi costituito. Alcuni se ne accorgeranno, verranno a conoscenza dell’altra categoria, ma le imposizioni sociali impediranno qualunque tipo di cambiamento.
A quel punto, definitivamente, l’uomo sarà morto.