Inspirare e respirare, o come comprendere il mondo

Il denaro è un oggetto di studio interessante, perché rivela come la coscienza interagisce con la realtà. Spesso, infatti, diciamo che il denaro sia potere, ma cosa sia realmente il denaro dipende più che altro da chi lo guarda: il denaro è libertà per alcuni e sicurezza per altri, ma può anche essere divertimento o successo. Ma allo stesso tempo, il denaro non è nessuna di queste cose, sebbene sembri essere esserle per l’osservatore. Si ha fiducia che il denaro possa dare ciò che desideriamo, e così il denaro diventa sostanzialmente un surrogato del desiderio.

Infatti, noi valutiamo il denaro per ciò che può acquistare. Il suo valore è traballante, e non è possibile da spiegare in alcun modo senza finire a dire il falso: possiamo offrire spiegazioni che sono abbastanza vere quasi sempre, ma mai completamente. E alla fin fine, questo è il motivo per cui un pezzo di carta può diventare estremamente prezioso, almeno per un certo frangente di tempo.

In questo articolo, è mia intenzione sostenere che il denaro ha valore pari a tutte le risorse e l’energia che le altre persone sono disposte a scambiare per esso. Ma allora, da cosa sono quelle cose sostenute, cosa le rende preziose? Scopriremo che la risposta finale a questa serie di interrogativi, ciò che è alla base del valore, è qualcosa di molto simile alla stessa volontà umana. La volontà di prosperare e fiorire, la forza che ci anima. Questo è ciò che il denaro rappresenta veramente, o meglio ciò che il denaro simboleggia.

Il denaro è volontà cristallizzata. E’ la forza motrice pura, rappresentata da un oggetto fisico. Il denaro è prezioso nella misura in cui desideri, perché se non desiderassimo nulla, nullo sarebbe il valore del denaro.

Ma cos’è davvero questa forza animante? Etimologicamente, la radice comune sia di animale che di animato è anima. La razionalità è troppo debole per poter continuare questo discorso, pertanto dobbiamo rivolgerci alla religione.

Nella Genesi, Dio crea Adamo soffiandogli dentro la vita: è così che lo anima. Nell’Antico Testamento, la parola utilizzata per respiro è “ruach”, e nel Nuovo Testamento greco è “pneuma”. Queste parole significano, entrambe, contemporaneamente spirito e respiro. Lo stesso legame lo troviamo nella nostra lingua attuale, tant’è che le parole “ispirazione” e “respirazione” hanno entrambe la stessa radice di spirito. Inoltre, sempre nelle Scritture viene scritto che Dio fece l’uomo a sua immagine e somiglianza, e in larga misura ciò è perché, a differenza degli altri animali, noi a tutti gli effetti creiamo come Dio, e lo facciamo “soffiando” il nostro spirito nelle nostre creazioni. Per esempio, abbiamo creato il denaro, gli abbiamo dato un nome, e gli abbiamo dato vita, e così è ogni creazione umana.

Tuttavia, il motivo per cui mi concentrerò specificatamente sul denaro in questa sede è duplice. Innanzitutto, il denaro rappresenta puro valore: non è infatti il desiderio di qualcosa in particolare, ma piuttosto il desiderio di cose in generale. In secondo luogo, il denaro è quantificabile, misurabile: nel denaro, abbiamo condensato questa forza animante in una forma che può essere sia osservata empiricamente, che approssimativamente misurata. In altre parole, così come il movimento delle foglie di un albero può mostrarci l’azione del vento, così il denaro mappa fisicamente alcune correnti di energia invisibile, e forse è proprio questa la ragione per cui gli angosassoni hanno chiamato le valute “currencies”.

In ogni caso, è questa sua seconda proprietà che ci permette di osservare il funzionamento di questi flussi, e di conseguenza possiamo comprenderne il funzionamento anche se a tutti gli effetti non li possiamo vedere.

In un certo senso, potremmo quasi dire che il mercato azionario sta già conducendo questo esperimento: più energia investiamo in una data entità, più manifesta diventa quella entità. E la scelta della parola entità non è affatto casuale perché alla fin fine, le società sono persone, e mentre il nostro volere condensato viene pompato in esse, diventano più potenti, acquisiscono la forza per muovere tanto nella mente quanto nella materia. Il che ci fa tornare al punto iniziale: il denaro è, a tutti gli effetti, un surrogato simbolico per una forza che anima e dà vita. Per energia psichica. Per volontà.

Nello stesso modo in cui il denaro può essere investito nelle aziende, una parte dello spirito umano, della nostra volontà collettiva, è stata investita nelle valute. D’altronde, man mano che perdiamo fiducia in un’azienda, ritiriamo i soldi investiti affermando che l’azienda ha perso valore. Allo stesso modo, se perdessimo fiducia nell’euro per esempio, diremmo che l’euro sta perdendo valore: meno fiducia abbiamo in una valuta, meno reale quella valuta diventa, perché se non avessimo alcuna fiducia in essa, cesserebbe di esistere.

Da un punto di vista puramente semantico, mi sembra un’ottima idea chiamare tale energia spirito, in quanto come accennato prima la parola greca per spirito è pneuma, e questo spirito agisce infatti pneumaticamente: l’economia e il mercato si comportano, a tutti gli effetti, come un sistema pneumatico. Sono pieni di centri che si gonfiano e si sgonfiano, e proprio come l’aria deve fluire costantemente dentro e fuori dal corpo e dai suoi tessuti, così anche il denaro deve sempre circolare. Se ciò smette di accadere, il corpo muore.Non è pertanto un caso che il denaro sia associato al demiurgo gnostico, a Saturno o a Yaldabaoth: questo è l’essere mitologico che riesce a trovare lo spirito nella materia fisica.

Il denaro è spirito materializzato, la percezione del suo valore è una proiezione. Nella psicologia di Jung, il fattore che crea la proiezione, la parte della psiche che proietta l’inconscio sul mondo, è chiamato anima negli uomini e animus nelle donne: curiosamente, questa parola compare di nuovo. E’ la nostra anima che dà l’apparenza di valore a questo sigillo, e questa proiezione è una parte della nostra mente tanto quanto lo stomaco è parte del nostro corpo, e nello stesso modo in cui il nostro stomaco può influenzare la nostra coscienza, così può fare la proiezione. Tecnicamente, non può farci fare nulla, ma certamente può provarci.

Ci sono fondamentalmente tre fattori che determinano quanto sarà potente la proiezione: l’intensità del nostro desiderio, la fiducia che abbiamo nella proiezione, e la debolezza del nostro ego. Se tutti questi tre fattori si allineano, questa proiezione diventa pericolosa, in quanto è una parte di noi che però non è consapevole, e la sua influenza rivaleggia con quella che invece lo è. D’altronde, gli ermetisti erano giunti ad una conclusione simile già qualche secolo fa, affermando che si potesse plasmare la realtà a piacimento tramite l’utilizzo sistematico e concentrato delle proprie intenzioni.

Non pensiamo a questa energia come intrappolata dentro o fuori dalle nostre teste: magari il significato del denaro è dentro e il pezzo di carta che è la banconota è fuori, ma dal nostro punto di vista le due cose non sono diverse. Come dentro, così anche fuori; come fuori, così anche dentro. Il mondo esterno e l’inconscio non possono mai essere differenziati in modo significativo.

Come possiamo definire la forza esercitata da queste proiezioni contro la coscienza? In fisica, quando una grande quantità di materia è concentrata in un unico luogo, si dice che deforma lo spazio e il tempo, e genera qualcosa che chiamiamo “gravità”. D’altra parte, quando una grande quantità di questo spirito diventa concentrata in un unico luogo, deforma l’inconscio collettivo e genera qualcosa che potremmo chiamare “gravitas”, che in latino significa pesantezza, e il peso è spesso utilizzato per indicare importanza. Nel linguaggio comune, una persona con gravitas è qualcuno con una presenza, qualcuno che è importante e dovrebbe essere preso sul serio.

I re hanno gravitas, e proprio come il denaro, il motivo per cui un re ha potere è perché un gran numero di persone proietta potere su di lui. Il problema è che una volta che ciò inizia a succedere, continua a succedere, perché più persone ci sono che credono in queste proiezioni, più “posseggono” la realtà. Se cento persone seguono le indicazioni di un certo individuo, allora quell’individuo ha un certo potere, e più potere possiede, più pericoloso diventa. E più pericoloso diventa, più diventa spaventoso, e più potere ottiene. La gravitas è pertanto la capacità di un’idea di alterare la realtà, e sottolineo “idea” perché non sono certo le banconote, dei pezzi di carta, che cambiano la realtà, ma piuttosto l’idea che esse significano. E questo è lo stesso motivo per cui anche un semplice bonifico, che niente è se non un numero che viene ridotto su uno schermo, può fare lo stesso lavoro della banconota.

Come detto prima, questo discorso può essere applicato su ogni creazione umana, il denaro è semplicemente l’illustrazione più ovvia di questo effetto. Se prendessimo come esempio una dipendenza da droghe, allora un’emanazione verrebbe proiettata su una certa sostanza, e tale emanazione proiettata è sempre il complemento al sentimento di mancanza dell’addetto: fosse l’addetto depresso, la droga sarebbe felicità; fosse l’addetto in sofferenza, la droga sarebbe conforto; fosse l’addetto annoiato, la droga sarebbe novità. L’emanazione viene quindi emanata. E questo accade quando l’addetto ci crede, quando la acquista, quando cade nelle lusinghe della vendita. Ovviamente, c’è quasi sempre un effettivo acquisto coinvolto in una dipendenza da droghe, ma se richiamiamo alla mente cosa sia veramente il denaro, riconosceremo che l’acquisto è un sacrificio rituale. E anche in assenza di acquisto effettivo, il sacrificio di tempo è sufficiente. D’altronde, il tempo è denaro. Mentre questo processo di animazione continua, i pensieri sulla droga diventano sempre più autonomi, e l’ego dell’addetto diventa meno autonomo. Sempre più spesso capita che i pensieri sulla droga siano al comando: l’addetto sta infatti dando la sua vita alla voce che sente nella droga, e lo fa vendendo la sua anima.

Gli effetti più interessanti di queste emanazioni appaiono però quando vengono proiettati sulle persone. Infatti, se un gran numero di persone proietta status e importanza su un certo uomo, cioè se molte persone lo rispettano, lo ammirano e lo lodano, cominciano ad accadere coincidenze particolari, strane. In primo luogo, certe persone particolarmente suggestionabili inizieranno a fare lo stesso, che lo sappiano o meno. In secondo luogo, ci saranno degli effetti interessanti su di lui: il suo stress diminuirà, i suoi livelli di serotonina aumenteranno, e produrrà più testosterone, il cui risultato sarà che il suo corpo diventi più muscoloso, che il suo cervello funzioni meglio, e che lui come persona sia più sicuro, più determinato e meno ansioso. Non solo, ma dormirà meglio, sarà meno incline ad ammalarsi, avrà più energia, e le donne lo troveranno più attraente. Questo è ciò che accade alle persone con alto status, alle persone in cui gli altri hanno investito energia psichica.

Mi si potrebbe dire che il mio utilizzo della parola “energia” è improprio, e che ciò a cui mi sto riferendo qua con tale parola è in realtà una miriade di fattori, e sono d’accordo: tuttavia, la parola “energia” in questo contesto non si riferisce a nulla di fisico, o specifico. Nemmeno la parola “denaro” si riferisce a qualcosa di fisico o specifico, se proprio volessimo essere onesti, ma la utilizziamo comunque perché descrive convenientemente ciò che accade. Il denaro infatti, come precedentemente accennato, non è un oggetto né esiste nello spazio fisico: è semplicemente un’unità insostanziale di volontà cristallizzata. Se sono in pochi a credere in una valuta, il suo valore è instabile, e tenderà a dissiparsi, ma se tutti ci credono, il valore è stabilizzato.

Questa riflessione ci porta a concludere che se sincronizziamo le nostre menti, costruiamo e apriamo canali per forze invisibili, flussi d’energia, che passano attraverso di esse. Noi creiamo ciò che crediamo, e crediamo ciò su cui investiamo energia, ciò che pensiamo: in altre parole, sono i nostri pensieri che plasmano la realtà che ci circonda. E i nostri pensieri sono limitati dal nostro linguaggio, dalle nostre parole, dal nostro verbo. Non è pertanto un caso se il Vangelo di Giovanni inizia scrivendo “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio”.

Tuttavia, è importante ricordare che l’interpretazione non avviene consciamente. Non dobbiamo sforzarci di capire il significato delle parole, lo sappiamo già. Allo stesso modo, quando parliamo, non dobbiamo muovere consapevolmente la nostra bocca per formare le parole. La maggior parte della comunicazione, sia in ingresso che in uscita, è gestita dal nostro inconscio: il linguaggio del corpo ne è un esempio perfetto.

E probabilmente c’è uno scambio di informazioni in corso tutto il tempo che è molto più complicato di quello che vediamo. Forze molto più grandi di quelle che percepiamo sono in gioco intorno a noi, e in quello che facciamo. Ma non sono altrove, sono proprio qui, davanti a noi. Sono fatti di questo, e meno ci crediamo, meno chiaramente le vedremo. E meno chiaramente le vedremo, più vulnerabili saremo.